Mare fuori: vita in carcere e riscatto sociale

Il Palazzo della Cultura ospita un evento dal titolo Mare fuori: ritratto di vite sospese. Stigma sociale e riscatto in carcere. A organizzare sono le associazioni Dike e Città Futura. Si tratta di un’occasione importante per parlare del sistema carcerario in Italia. In particolare della funzione rieducativa che può avere, e che arriva prima ancora del compito risocializzante, che gli istituti penitenziari sono tenuti a svolgere. Insomma, l’evento tocca vari aspetti della vita in carcere, grazie anche a un ospite. Parla l’attore Antonio De Matteo, uno dei protagonisti della celebre serie di Raidue, Mare fuori.

Mare fuori porta in tv la realtà del carcere e la possibilità di un riscatto sociale

Partecipano al dibattito diversi esperti del Terzo Settore. Abbiamo Loredana Greco, che è Responsabile del Centro Antiviolenza Perseo; Paolo Iafrate, Presidente Associazione Oltre l’occidente e Walter Bianchi, Presidente Associazione Dike. Secondo Walter Bianchi, con l’intento di raccontare la vita di coloro che sono in carcere, e ripensando anche il pensiero di Pasolini che vede i carcerati come classe dominata e i giudici come la classe dominante. Invece, dobbiamo provare a raccontare la realtà del carcere come uomini e donne, nel loro essere persone. Ugualmente, dobbiamo provare a superare tutti quei pregiudizi, spesso alimentati da narrazioni incomplete, inesatte e stereotipate. Ma parliamo di persone che nella loro vita non hanno avuto la fortuna di avere quelle opportunità che noi diamo per scontate.

Così, il pensiero del presidente di Dike si lega all’attore Antonio De Matteo che racconta la sua esperienza di attore nella fiction Rai Mare fuori. Si tratta di una serie televisiva italiana, in onda dal 2020. Particolarmente interessante è il racconto delle vicende dei detenuti all’interno di un immaginario Istituto di Pena Minorile di Napoli. Nella fiction, i detenuti vivono storie difficili, che nascono in un sistema che non hanno scelto e da cui è difficile adesso uscire. In alcuni casi questi giovani carcerati non vogliono uscire da quel sistema. Spesso anche perché è l’unico modo di vivere che conoscono. Per altri, le scelte sbagliate sono dettate dalla necessità. Emergono le figure della direttrice Paola Vinci, del comandante Massimo Esposito, dell’educatore Beppe Romano e Lino, una delle guardie. Tutti fanno del loro meglio per offrire ai ragazzi una seconda possibilità.