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MITI E LEGGENDE STORIE

Chiavone, il brigante sorano che entrò nella leggenda

Chiavone - Chiavone che domina la Selva di Sora

Chiavone, un uomo un po’ soldato, un po’ brigante di cui ancora si favoleggia! Credevamo di sapere tutto di lui, ma evidentemente non è così. E’ stato Aurelio Scarpetta, sorano ad aprire fascicoli e archivi, per cercare e trovare.

Chiavone

Chiavone fa ancora parlare di sé, e Scarpetta, ricercatore con fiuto da segugio e determinazione granitica, ha coltivato le favole che gli raccontava la nonna. Storie d’agguati, bande di briganti respinti a schioppettate dalla casa del nonno, hanno lasciato tanta curiosità; al punto che Aurelio si è messo sulle tracce del “non detto”.

Chiavone - Francesco di Borbone
Francesco II di Borbone

Dopo aver letto testi del Ferri, un giorno trovandosi per lavoro a Roma, ha cercato nell’archivio di Stato, poi nell’archivio militare e le lacune hanno allargato la voglia d’indagare. Ma chi è stato Chiavone? Da guarda boschi, imparò a conoscere bene il territorio e quella fu l’arma vincente per scampare a molti agguati. Forse egli stesso si sopravvalutò; probabilmente usato e strumentalizzato, ma senza dubbio fu “brigante politico per eccellenza” e strenuo sostenitore di Francesco II di Borbone. Punto di non ritorno fu il Regio decreto del 1863, con cui si condonava molti briganti.

Aurelio Scarpetta e Chiavone

Chiavone però non si piegò mai, credendo sempre fermamente che Francesco II sarebbe tornato sul trono e quella fu la sua sciagura. Proveniente da una famiglia di briganti, suo nonno, luogotenente di Gaetano Mammone, nel 1799 aveva aiutato il rientro dei Borbone. Seguendo la tradizione di famiglia, con lo stravolgimento politico del centro Italia, Chiavone andò a Gaeta, ricercato con i suoi.

Chiavone - Finestra della casa Lisi
finestra della casa delle vedova Lisi da cui fuggì Chiavone

La prima azione eclatante del brigante sorano, che si dovette dare alla macchia, fu l’invasione di Sora del 3 dicembre del 1860. Cominciò la caccia a Chiavone; un inseguimento senza precedenti che durò moltissimo. Dalla sua aveva l’eccellente conoscenza del territorio e una buona parte della popolazione, seppur divisa, che lo spalleggiava e alla bisogna lo aiutava nella fuga. La sua meta privilegiata tuttavia, era la casa di Olimpia Lisi, vedova Cocco, ai Cocchi di Veroli, sua amante.

Francesco II

In quella casa nottetempo, avvenivano incontri politici tra briganti, e da quella casa, più volte riuscì a fuggire, imprendibile come una volpe. Cionondimeno Chiavone era già famoso, e fu intervistato dal giornalista Louis De la Varenne, che lo fotografò presso Scifelli. Il brigante sorano, riusciva a muoversi facilmente e più volte scampò alla morte. In una di queste fughe, il 7 novembre 1861 morì un suo fedelissimo che lo seguiva come un’ombra, e che era anche il suo cuoco.

Chiavone - interno della cantina Lisi
interni originali della casa di Olimpia Lisi

Scavalcando una finestra, l’uomo fu freddato, ma Chiavone fuggì, poiché aveva sentinelle ovunque. Amava le cantine sorane l’ex guarda boschi e adorava giocare a carte, quindi non si negava i suoi piaceri e i vizi! A un certo punto il colonnello Lopez gli stava alle calcagna, tentava di stanarlo e per prudenza, Chiavone non entrava più a Sora. Addirittura si travestì quando i francesi strinsero l’assedio.

Olimpia Lisi

Riusciva comunque a raggiungere Roma per incontrare Francesco II, con Pietruccio, che lui spacciava per nipote. Il suo referente era il Vescovo Montieri; ottimo lascia passare. Chiavone teneva vicino il figlio di Olimpia, Giuseppe, e non sapremo mai se era in realtà anche figlio suo. Govone aveva anche pensato di far arrestare questo ragazzo cui lui era affezionato per riuscire ad acciuffarlo, obbligandolo ad un passo falso.

Chiavone - targa commemorativa

Infine Chiavone, braccato da tempo, fu acciuffato e velocemente si narra, anche fucilato dal tribunale borbonico. Giunse la notizia a Sora e in principio i familiari si disperarono, poi calò il silenzio. Non esiste una tomba, nemmeno una lapide a ricordarlo. Nessuno testimoniò d’aver visto il suo corpo. Si stagliò una lattiginosa nebbia frammista a leggenda e nessuno mai ne seppe nulla. Aurelio Scarpetta, con il fiuto dello scrittore, dopo il primo, sta per dare alle stampe un altro libro, promettendo clamorose rivelazioni.

Chiavone, il brigante sorano che entrò nella leggenda ultima modifica: 2019-09-04T09:00:57+02:00 da simona aiuti

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