Tra le meraviglie e i tesori artistici che l’abbazia di Montecassino custodisce c’è l’antico organo. Lo strumento è subito dietro l’altare maggiore all’interno del coro ligneo intagliato. Si tratta di un’opera del 1635, presente in chiesa dal 1656. Autore è l’organaro napoletano Giuseppe de Biase. Mentre, alla fine del XVII secolo, l’architetto Lorenzo Vaccaro disegna la splendida cantoria fondale e la cassa monumentale. Opere che l’organaro Cesare Catarinozzi, amplia in vari interventi successivi. Invece oggi ammiriamo l’organo del Mascioni. Opera che risale al 1953.
La storia dell’organo medioevale a Montecassino
La sede dell’organo è la cattedrale di Santa Maria Assunta e San Benedetto abate. Si tratta della chiesa abbaziale dell’abbazia di Montecassino. Sede della cattedra del padre abate. La cattedrale del monastero benedettino porta anche il nome di basilica minore. Soprattutto è qui che l’organo a canne Mascioni è custodito. Entrando nella cattedrale dobbiamo lo troviamo presso l’abside. Il meraviglioso organo viene costruito in sostituzione del precedente strumento. Infatti, è nel 1696 che Cesare Catarinozzi lo realizza per primo. Successivamente, lo strumento viene ampliato da Quirico Gennari da Ancona nel 1830 e Pietro di Benedetto Saracini da Alvito nel 1880. Infine è Pacifico Inzoli da Crema nel 1913 che fa modifiche e qualche riforma.
Si tratta oggi di uno strumento a trasmissione elettrica che si articola in due corpi distinti. Il primo è il corpo principale che troviamo su un’apposita cantoria posta a ridosso della parete fondale dell’abside. L’organo è al di sopra degli stalli lignei del coro, racchiuso da una fastosa cassa in stile neobarocco. Particolarmente interessante è che la ricostruita cassa è fatta in riproduzione di quella antica. Infatti presenta anche l’anomala mostra a cinque campate anziché a tre. In ultimo c’è anche il corpo corale. Tale corpo è posizionato nell’abside, con la relativa sezione del pedale.
Musiche dal Medioevo
L’organo è lo strumento cardine nella chiesa medioevale. Si parla di uno strumento che ha un ruolo di primo piano nella musica sacra e nella liturgia cristiana. Parliamo di uno strumento musicale che fa parte di quelle storiche tradizioni organarie medioevali. Ma vero è che nei secoli, anche altri strumenti vengono ideati e costruiti, di pari passo con l’avanzare delle migliori tecnologie nelle varie epoche e dei gusti musicali. Nel mondo monastico, il successo di questo strumento è legato alla sua adattabilità alla musica sacra. Per esempio, i canti gregoriani sono dei canti monodici e liturgici della tradizione occidentale. Prima di tutto, essi sono elaborati a partire dall’VIII secolo.
Rappresentano l’incontro del canto romano antico col canto gallicano nel contesto della rinascita carolingia. Vero è che l’organo lega bene con i canti gregoriani. Per scrivere le melodie i monaci inventano dei segni (neumi), da porre sopra le parole dei canti, senza ausilio di righi e chiavi. Inoltre, esiste una tradizione per cui c’è la trasmissione orale del canto gregoriano. La notazione che viene utilizzata è quella di Oddone di Cluny. Si tratta di una notazione che ancora oggi usano per esempio nei paesi anglosassoni. Mentre, da un punto di vista pratico, per facilitare la memorizzazione dei canti, si usano degli accenti (neumi) sul testo. Si tratta di un segno che ricorda, a chi canta o legge il testo, l’andamento della melodia. Ugualmente, il nome “notazione neumatica” viene dal fatto che in greco l’accento si chiama neuma.
Fantastico!