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Julius Schlegel e il salvataggio dei tesori di Montecassino

Julius Schlegel - Opere Salvate A Montecassino

In uno dei momenti più delicati della storia italiana, un grande patrimonio culturale ha rischiato di essere perduto per sempre. Grazie all’iniziativa di due ufficiali nazisti, tra cui l’austriaco Julius Schlegel, e dell’abate di Montecassino, tuttavia, i disastri della guerra hanno risparmiato dei tesori di inestimabile valore.

Un atto di umanità nell’orrore della guerra

All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, in pochi pensavano che l’Abbazia di Montecassino potesse essere bersaglio di bombardamenti. Quando il generale tedesco Paul Conrath decise che questo luogo sarebbe diventato la roccaforte della resistenza nazista, tuttavia, si decise di avviare una straordinaria operazione di salvataggio per molte opere custodite nella struttura a rischio di distruzione. L’iniziativa si deve ad un ufficiale tedesco, il capitano Maximilian Becker, e soprattutto, ad un ufficiale austriaco, il tenente colonnello Julius Schlegel.

Julius Schlegel E L'abate Gregorio Diamare
Schlegel supervisiona l’imballaggio delle opere di Montecassino assieme all’abate Gregorio Diamare. Fonte: CDSC Onlus

Per diversi mesi, infatti, una significativa raccolta di stampe, documenti ufficiali, delicatissime pergamene, codici antichi ed incunaboli realizzati prima dell’invenzione della stampa, oltre ad opere pittoriche e arazzi di inestimabile valore, viaggiarono in casse preparate anche grazie all’aiuto di alcuni rifugiati italiani e dirette a Castel Sant’Angelo a Roma. Parte del merito di questo salvataggio fu dell’abate Gregorio Diamare, che diede l’avallo all’operazione. Anch’egli, infatti, era ben conscio del pericolo che questi tesori avrebbero corso di lì a qualche mese.

Il coraggioso gesto di Julius Schlegel

Tra gli altri, l’artefice principale nell’operazione di salvataggio delle opere di Montecassino è senz’altro Julius Schlegel. Costui, rischiando l’accusa di alto tradimento, si adoperò per salvare gran parte del patrimonio per condurlo in Vaticano. Ogni notte, così, carri carichi di preziosi e manufatti, scortati da due monaci, come detto, viaggiarono verso la capitale. L’operazione terminò a novembre, solo quattro mesi prima del bombardamento che, secondo le previsioni, avrebbe distrutto l’abbazia. Il resto, con la struttura ridotta in macerie il 15 febbraio 1944, è storia.

Julius Schlegel - due soldati tedeschi trasportano una tela preziosa su un camion diretto a Roma
Due soldati tedeschi trasportano una tela preziosa su un camion diretto a Roma. Fonte: Dal Volturno a Cassino

Pochi mesi dopo Schlegel perse una gamba durante un bombardamento e rientrò in Austria come mutilato di guerra. A causa della sua iniziativa, egli subì un processo per saccheggio da parte degli Alleati. A salvarlo dall’accusa furono proprio i monaci, che erano ben consci dell’atto coraggioso dell’ufficiale. Alla fine la sua iniziativa arrivò a salvare, tramite 120 camion, oltre settantamila volumi, ottantamila documenti e circa milleduecento manoscritto. Nelle casse da portare a Roma, inoltre, c’erano anche oggetti di culto in metallo prezioso, le reliquie di san Benedetto e preziosi dipinti. Questi ultimi, tra cui c’erano opere di Leonardo, Tintoretto, Ghirlandaio, Raffaello e Tiziano, erano stati già spostati a Montecassino per ragioni di sicurezza. E fu solo grazie a Schlegel che oggi non giudichiamo scellerata quella scelta.

Julius Schlegel e il salvataggio dei tesori di Montecassino ultima modifica: 2019-09-11T09:00:45+02:00 da Luigi Bove

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