“Think global act local” e “pensa strategicamente agisci tatticamente”. Così scrive l’economista Peter Drucker in uno dei suoi saggi sul management. Per l’individuo, sulla società e per l’ambiente in cui si rapporta. Sulla reciproca influenza e sulla direzione “futurista” che detiene questo “slogan”. Tenta di spronare i più verso un futuro sostenibile, un futuro più “green”.
Il green: le premesse della sua “nuova” necessità
Spesso con “green” facciamo un riferimento ad un “trend”, un lifestyle, una necessità, una filosofia, un’opinione, un “market” o una visione. Senza trascurare il colore. Ancor più di questi tempi è normale fermarsi a pensare. Come naturale è fare dei resoconti, importante voltare pagina, abbracciare la “New era”.
I consumi sfrenati, sovrapproduzioni, allevamenti intensivi, disboscamenti, energie esauribili ed un sistema industriale inquinante rendono necessario il cambiamento dell’individuo nel rapporto con l’ambiente. Questo culmina nella ricerca di energie rinnovabili, di materiali biodegradabili o riciclabili. Culmina nella necessità di aumentare gli spazi per l’allevamento e l’agricoltura. Sfocia nella necessità di spazi verdi e di coltivazione in città. Di pensare alla tecnologia come importante supporto in favore di un futuro sostenibile.
In fondo tornare ad approcciarci con la nostra terra e con le nostre campagne.Considerando anche lo sviluppo del modello “underground” metropolitano possiamo pensare di fare uno speciale “look forward”. Un passo indietro sotto una nuova forma.
Il green: le ispirazione globali e la tendenza locale
In ambito globale si fanno molti passi nella ricerca di metodi di produzione efficienti e veloci. Di “import-export”. Nel rispetto del “pensare globalmente”. Infatti su tutto il globo sono presenti molti network dal mondo digitale a quello reale. La volontà è quella di garantire fabbisogno, velocità e benessere su gran parte del pianeta.
L’esempio “globale” di società ed ambiente omaggia le città come luogo di possibilità, di innovazione e di praticità. In esse è possibile ricercare “la comfort zone”, che in parte ci sta garantendo il supporto tecnologico.
Insieme ai modelli di vita urbani e metropolitani continuano quelli periferici come piccoli paesi, borghi, cittadine o campagne. Dunque la tradizione agricola, quella agronomica, di coltivazione e di produzione artigianale. Questi sono favoriti dalle condizioni climatiche e ambientali. Così Cassino ed il suo “epicentro” tattico nella “valle del liri”, nella “terra del lavoro”, è proprio una di queste piccole realtà urbane. Perciò in queste è interessante scoprire come “localmente” agiamo e con le tendenze globali esistenti.
“Le verdi maglie” di Cassino
Ai piedi di “Montecassino” e “cuore urbano” della valle del Liri, Cassino rappresenta un’ottima “green” potenziale. Contiene infatti di un bacino idrico tra i più importanti del “bel paese” .Circondata anche dalla valle dei santi, poco distante dal “Mar Tirreno” e con piccoli spazi verdi al suo interno “la città martire” ha già in dotazione alcune “maglie verdi”. Basti pensare alla “villa comunale”, alle terme “varroniane” ed al parco “Baden Powell”.
I borghi, i paesi e le terre che la circondano sono numerose e fertili. Ha un traffico automobilistico piuttosto limitato sebbene produca un alto tasso di inquinamento e smog. Il tutto ad eccezione di questo periodo “straordinario” di restrizioni per il “Covid-19”. Ciononostante gode di una posizione ottimale per confluenza di fiumi come il “gari” ed il “rapido”. Inoltre ha una forte presenza verde nel monte omonimo, faro e guardiano della città.
Con queste qualità Cassino e il suo modello sono infatti ottime candidate che rappresentano una città che unisce potenziale urbano e potenziale “green”. Può apprendere dal globo le innovazioni e contare sulle sue ricchezze. Valorizzate queste da ciò che possiamo definire “agire localmente”.