Gaetano Di Biasio, primo sindaco del dopoguerra di Cassino, nasce a Cassino il 21 maggio 1877. La sua è una famiglia modesta. Padre calzolaio e la madre rivenditrice di ortaggi. Particolarmente volenteroso, Di Biasio studia presso il Ginnasio di Cassino e, con grandi sacrifici dei genitori, frequenta il Liceo di Arpino. Proprio qui Gaetano conosce illustri docenti, tra cui il dantista Steiner, il poeta Allurani e il filosofo Traglia. Dopo aver Conseguito la licenza liceale nel 1895, a 18 anni, sceglie di studiare legge a Napoli. Per mantenersi agli studi lavora come scrivano presso il Tribunale di Cassino.
Gaetano Di Biasio, il sindaco della ricostruzione
Gaetano Di Biasio è Sindaco di Cassino dal 1 luglio del 1944 al 6 ottobre del 1946. Ma, per suffragio popolare, resta in carica fino al 22 giugno del 1948. D’altra parte Di Biasio diventa sindaco proprio durante quei turbinosi quanto squallidi anni del dopoguerra. Ugualmente parliamo di un uomo impegnato per la Rinascita di Cassino. Soprattutto è a lui che i Cassinati si rivolgono come ad un padre. Inoltre è proprio il sindaco che denomina Cassino come Città Martire. Si tratta di un titolo per il quale Cassino è ancora oggi nota anche in Europa e in America. Di Biasio, appena Sindaco, elabora subito un piano preciso per la ricostruzione.
All’inizio si avvale della collaborazione di alcuni tecnici suoi amici. Subito subentrano quelli del Genio Civile che danno un primo scarso apporto burocratico e favoriscono i primi speculatori portando a una sorta di sciacallaggio che per anni imperversa nella Città. Ma soprattutto, Di Biasio scrive al Presidente USA Franklin Roosevelt il quale, dopo la distruzione di Montecassino promette una pronta ricostruzione. Di Biasio chiede sostegno innanzitutto per riedificare Cassino. Tra le altre tragedie della guerra, la distruzione di Cassino procura un dolore particolare per la terra di San Benedetto. Mentre Di Biasio, di fronte alle continue e crescenti richieste da parte degli abitanti sollecita altri sussidi per i più indigenti.
I difficili anni della ricostruzione
Quando inizia la ricostruzione vera e propria della città, il Municipio è posto prima nella frazione di S. Antonino, poi in quella di Chiusavecchia e in ultimo a S. Pasquale. Mentre viene posto a Cassino, tra le mura del ristorante Cannone, come sede definitiva. Sempre più numerosi sono i profughi di Cassino che tornano tra le rovine della loro Città. Si tratta dei superstiti che tornano per piangere sui resti delle loro case. Mentre la città vede il ritorno dei suoi profughi, il sindaco ottiene l’intervento degli sminatori. Malgrado le molteplici difficoltà, vengono rimosse dal terreno e dalle macerie 35.000 mine e quintali di proiettili.
Bisogna fare i conti anche con il flagello della malaria, a causa dei vasti allagamenti e delle paludi che ristagnano in tutta la piana di Cassino. Così, il Sindaco spinge per ottenere opere immediate di prosciugamento. La soluzione è quella di attivare il corso del fiume Gari. Si tratta del fiume che attraversa la Città. Inoltre, a partire dai primi insediamenti della popolazione reduce, vengono contati oltre un centinaio di vittime della malaria e del tifo. Molti muoiono di terzana perniciosa in pochi giorni. In seguito a una prima disinfestazione degli specchi e dei corsi d’acqua. Operazione poco efficace perché ripetuta in maniera sporadica e a zone. Ma nonostante le innumerevoli difficoltà, Gaetano Di Biasio è conosciuto come il Sindaco della ricostruzione e della rinascita di Cassino.